09 agosto, 2012

Il Ferro Battuto 1


Il Ferro, sinonimo di rudezza e di poco valore, lavorato a colpi di martello dalle mani del fabbro, si nobilita divenendo vera e propria creazione artistica dell’uomo faber.
Il ferro battuto affascina proprio per la sua duplice natura : durezza e malleabilità, rozzezza e gentilezza, utilità e fantasiosità; più duro che mai nella sua robustezza ma anche più flessibile nelle sue applicazioni.
Col passare del tempo cambiano le mode, si scoprono nuovi materiali, si adoperano tecnologie innovative ma il Ferro Battuto permane, attuale e creativo più che mai.
L’abilità del lavoro artigianale consiste, ancor oggi, nel dominio del materiale, capacità a cui si aggiunge ovviamente la tecnica (o “maestria”) da un lato e la conoscenza della lavorazione; quindi eredità acquisita ed esperienza.
La lavorazione del ferro inizia intorno al 1400 a.C., dà nome ad un epoca, L’Età del Ferro, durante la quale l’uomo scopre la duttilità di questo metallo e comincia ad utilizzarlo per la realizzazione di utensili d’uso comune, che lo aiutino, dunque, nella vita di tutti i giorni.
Il termine “Ferro Battuto” comprende il ferro sbalzato, martellato ed intagliato.
Tutte e tre queste lavorazioni sono compiute dalle abili mani del fabbro che, con il martello e l’incudine, lavora il metallo scaldandolo e raffreddandolo con l’uso del fuoco e dell’acqua.
Capacità di forza ed equilibrio che sapientemente dosate, in un processo che pare Alchemico, danno vita al mondo magico del Ferro Battuto.

R.Rizza - Tavolino realizzato in Ferro Battuto con Tre tipologie di Metalli  (Bronzo, Oro, acciaio) - 2008

R.Rizza - Testa di Drago - Ferro battuto realizzato con lo sportello di un Camion - 2009

31 maggio, 2012

Condi-Creando


Condi-Creando

Un titolo apparentemente buffo, per spiegare qualcosa di radicatamente importante, per me.
Condividere e Creare, giorno dopo giorno, ecco cosa si nasconde.
Prima il mio atto creativo si limitava a me stessa, da quando ho incontrato il mio compagno di vita, del mio cuore, mio marito; ho imparato semplicemente a condividere....

Nel corso degli anni tante piccole idee si sono fuse, mettendo insieme le nostre peculiarità artistiche; dando vita a degli oggetti importanti, che utilizziamo nella vita di tutti i giorni.

R.Rizza-Scultura/Lampadario realizzata in Ferro Battuto/E.Vilardo-Rifinitura con Pittura ad olio- 2006

R. Rizza - Scultura/Scalinata in Ferro Battuto realizzata a freddo - 2007

R. Rizza - Scultura/Scalinata in Ferro Battuto realizzata a freddo - 2007


R.Rizza - Tavolino in ferro Battuto e tavole/E.Vilardo- Finitura a Finto Marmo e pittura finale - 2009

30 aprile, 2012

Affrescando - 3



Alla fine di questo percorso, attraverso il quale abbiamo cercato di illustrare aspetti antichi e nuovi (sia artistici che teorici e tecnici), dell’arte raffinata e complessa dell’affresco, verificandone praticamente, in una libera esecuzione tutte le asperità, ma anche il grande fascino, torna in mente il momento in cui tutto questo è iniziato…le motivazioni, i timori, ma anche l’accettazione di una sfida con me stessa, la voglia di cimentarmi in qualcosa di impegnativo che mi permettesse di mettermi alla prova. In conclusione posso dirmi soddisfatta; non tanto per il risultato, che spetta ad altri valutare ed accogliere, spero, con benevolenza, quanto piuttosto per la prova in se stessa che ho affrontato con impegno assiduo e amore e che è stata, per me, altamente formativa.
Per la prima volta ho avuto la sensazione tangibile che tutti gli studi condotti sino ad ora nel campo artistico prendessero forma in un opera concreta piena di incognite che proprio attraverso il lavoro e l’impegno svanivano.
Il mio” bagaglio di conoscenze si è arricchito attraverso anni di duro allenamento, passione, dedizione, voglia di “fare” fino a giungere, attraverso questa prova conclusiva, al suo epilogo che, per me, ha il valore di un esordio verso altre incognite, altre prove … verso il futuro. 
E.Vilardo - Affresco delle Quattro Stagioni 


22 marzo, 2012

Affrescando - 2


Quando si dipinge  un volto in affresco risulta ruvido, come la parete che lo ospita, imponendo, all’opera, un senso d’abbozzo, di incompiuto, ma che per questo ti resta nella mente e rapisce l’immaginazione.
Terrore e piacere legati insieme. Il terrore di quello che sarà, di come risulterà … ed il piacere, quell’impagabile piacere, della realizzazione. Non sono mai caduta in una impersonale riproduzione; la mia  è un tipo di pittura “a fresco” dall’impronta netta, in una fusione di linee, di colori, di terre e … di lavoro.
Affrescare è qualcosa che supera il tempo, va oltre il trascorrere del tempo, l’artista programma le sue giornate di lavoro, ed i confini delle successive, durante le quali il muratore aggiunge la malta senza intaccare la parte dipinta. E’ come se si seguisse un tempo interiore sia del muro, vivo nei suoi processi chimici, sia dell’artefice. Il tempo è padrone di tutto!
Pian piano si scoprono, lavorando, le caratteristiche che i colori devono ottenere con l’affresco, seppur in una stesura monocromatica : la resistenza alla calce, la crescita di tono o l’acquisto di una sopita brillantezza, raggiunti nel processo di carbonatazione, quando, cioè, la calce, mescolata ad acqua e sabbia, s’indurisce progressivamente, formando carbonati a contatto con l’anidride carbonica dell’aria; l’indurimento ricostituisce, in parte, il calcare d’origine, formando il carbonato di calcio, che “fissa” i colori dell’affresco.
Per dipingere ad affresco bisogna avere una buona conoscenza del mestiere, grande abilità e decisione, oltre alla capacità di comporre su grandi superfici. Era questo, tutto questo, che prima di cominciare mi arrecava tanto terrore. Una volta che tutto è cominciato sei quasi stregata, rapita, come se una “forza” ti dicesse quel che devi fare, come devi procedere per andare avanti …
<< Il primo affresco che ho eseguito – sostiene Franco Beraldo - è uno dei più belli, mentre lo facevo mi sembrava di saperlo fare da sempre, sembrava che uscisse naturalmente dalle mie mani. Arturo Martini diceva che gli Etruschi facevano le statue con la stessa naturalezza con cui le donne fanno la pasta; ecco per me l’affresco è stato così, facile e naturale. >>[1].
A volte, dopo otto ore sopra il ponteggio, a contatto continuo con quel muro umido, con gli occhi fissi sulle linee da seguire, concentrata, diventi parte dell’affresco, quasi in fase di “carbonatazione” .
Cennino Cennini scrisse che l’affresco <<è il più dolce e il più vago lavorare che sia … >>, in effetti, pur essendo estremamente faticoso ti  dà una straordinaria emozione e gratificazione. Il colore viene assumendo, pian piano  una poetica predominante e non si può parlare di un attingere da questo o da quel maestro antico, ma piuttosto di una progressiva acquisizione e maturazione. A volte, la mattina presto, quando giungevo davanti al “mio” affresco, pronta per una nuova giornata di lavoro, nel guardare i volti e gli accenni su quel muro riconoscevo la mia “idea di vita” celata in uno di quegli sguardi, e credo che ognuno può riconoscere se stesso, od una fisionomia familiare, per quel valore universale che il colpo di pennello riesce ad esprimere oltre la tavolozza.
E.Vilardo - Il volto dell'Estate - Affresco-

E.Vilardo - Il volto dell'Inverno - Affresco- 

 E.Vilardo - Il volto dell'Autunno - Affresco-  

E.Vilardo - Il volto della Primavera - Affresco- 

E allora si resta arrampicati sull’impalcatura, maglione e bandana in testa per vincere il freddo che solo chi ha praticato il “fresco” conosce … perché non c’é vento o sole che tengano quando quel muro va terminato !!
Il senso di cultura che riconosco ad una tale tecnica, inoltre, ci sopravvive e ci restituisce un passato, seppur in modo assolutamente parziale e fittizio, al quale dare un significato o un’anima. Nel mio caso, ho cercato, partendo da tale importante consapevolezza, d’interpretare e rielaborare l’affresco in modo moderno, usando delle immagini attuali e trattando la calce fresca in modo da rendere maggiormente materica la superficie pittorica. 



[1] F. Beraldo, La Dimensione Metafisica dell’Affresco, cit. 

12 marzo, 2012

Affrescando -1


L'affresco è un dipinto eseguito sopra ad una  intonacatura” di calce fresca (calcina), cioè appena data e prima ancora che si secchi, sulla quale s’interviene con dei colori semplicemente macinati e diluiti con acqua. Tale tecnica non comprende ogni modo di dipingere direttamente sul muro, ma si ottiene, esclusivamente, quando ci si avvale del principio di “fermare” il colore, intriso nell’intonaco ancora umido, usando il processo di carbonatazione della calce. La parola di cui si servivano i Greci per indicare questa pittura che significa sull'umido”, ben è tradotta con le voci “a fresco”, “ad affresco” o “fresco”. Per effetto dell'idrato di calcio, che si trova nella calcina, e dell’acido carbonico, presente nell'atmosfera, il colore, applicato sulla calcina, viene a “fissarsi gradualmente, diviene insolu­bile e si trasforma in una superficie compatta, di consistenza marmorea, che chiude in sé il colore (così come avviene nei marmi colorati esistenti in na­tura). Combinandosi, peraltro, con la vetrosità prodotta dalla calcina, il colore acquista un aspetto di particolare “potenza” che viene a caratterizzare, profondamente, la pit­tura ad affresco e la differenzia da qualsiasi altra pittura. Tale forza cromatica decade se l'affresco viene ritoccato a tempera o ad olio.
Come cercheremo di dimostrare in questo “avventuroso viaggio” alla scoperta dell’affresco, esso rappresenta la tecnica “principe” della pittura murale; << … la pittura a olio -  sostiene Franco Beraldo[1] -  è legata alla rappresentazione della realtà oggettiva che ci circonda. L'affresco invece non si collega più al naturalismo, ma può entrare in una realtà, in una dimensione quasi metafisica. In questo senso può essere il tramite per rappresentare l'immagine del mondo che ognuno ha dentro di sé come una droga che lo sciamano prende per entrare in una realtà altra. Giorgio Vasari sosteneva che l'affresco è l'unica vera pittura dell'uomo e che introduce in una realtà immateriale metà fisica e metà spirituale. Nell'affresco la calcina brucia i colori, anche i più accesi subiscono così una sorta di spegnimento, e questo bruciare è come evocare un ricordo a occhi chiusi, e la realtà ci appare con i contorni non netti ma sfumati : ricordiamo meglio le voci dei volti, più l'atmosfera che la precisione di un momento. L'affresco è come il ricordo, restituisce la stessa vaghezza, la stessa atmosfera evocativa >>.
Con il presente lavoro-studio si è cercato, così, di ripercorrere, sia teoricamente che praticamente il cammino, arduo, ma affascinante che gli artisti d’ogni tempo e luogo hanno affrontato, non senza piccole e grandi difficoltà, (ma, ovviamente, con ben altri mezzi, abilità e competenze), nel cimentarsi nella tecnica pittorica dell’affresco, amata e temuta anche dai più grandi. A tal proposito, l’insigne Caravaggio, << … nell’impossibilità di ottenere nell’affresco il vigore di lume che gli è proprio, probabilmente, non usò mai questa tecnica. >>[2]. Si limitò all’uso di tele anche quando occorreva lavorare su dimensioni molto estese, anche perché questo gli permetteva di non eseguire il dipinto in loco.

Il panico di fronte all’incognita del “muro bianco” sul quale abbiamo cercato di trasferire conoscenze e competenze tecniche, anche se non pienamente assimilate e sperimentate, ma, soprattutto sul quale trasmettere sentimenti ed ispirazioni, si è, dunque, rivelata un’emozione unica ed irripetibile, che, per lungo tempo, ha monopolizzato ogni attenzione. Nell’esecuzione pratica dell’affresco, il senso d’inadeguatezza si univa inscindibilmente alla volontà di misurarsi con questa grande e complessa esperienza, ma, per fortuna, veniva di volta in volta superato dalla voglia di fare e di esprimersi.
La scelta del soggetto è stata dettata dagli studi sul Liberty affrontati precedentemente, i quali hanno, senza dubbio, sostenuto l’ispirazione iniziale, nell’impianto e nella struttura dell’opera, facendosi strada e mescolandosi lentamente ed inevitabilmente a reminescenze diverse nonché al mio gusto personale ed alla mia personale sensibilità.
Si spera che l’esito finale risulti accettabile … se non altro perché sorretto da una sincera passione e voglia di esprimersi e sperimentare.

E. Vilardo - Foto Generale - Affresco Quattro Stagioni - 2005



[1] La Dimensione Metafisica dell’Affresco, dialogo tra Paolo Levi e Franco Beraldo, Sito Internet : www. Beraldo.it
[2] Fourcade Francois, La Pittura Murale di Tun Huang, Milano, Garzanti,
p. 323

29 febbraio, 2012

Restaurando - 1


Un'altro aspetto fondamentale nella mia formazione è di sicuro il "restauro", l'amore profondo per l'antico e per tutto ciò che ha bisogno delle mie "cure" per ri-acquisire l'antica e giovanile bellezza.

Una poesia che scrissi proprio all'inizio della mia esperienza di restauro, dice tanto al riguardo, e mi rievoca tanti dolcissimi ricordi...


L’ANGELO DI PIETRA…”

     DA IERI IL DOMANI


Io inseguo la mia voglia di vivere e creare, e con un angelo di pietra tra le mani ho capito tante cose .
Un piccolo angelo deturpato, offeso dalle intemperie, imprigionato nelle croste del tempo, l’antico splendore insozzato e nascosto da strati di nera fuliggine .
L’ho sanato, gli ho ridato lentamente, pazientemente, instancabilmente il respiro, ora vive di nuova vita e m’illumina . Mi indica la via .
Ho vent’anni, voglio smettere di vivere per inerzia .
Voglio smettere di non sapere ciò che voglio, ciò che desidero, voglio avere coscienza di quello che sono, di quello che valgo, voglio smettere di non vivere .
Voglio sognare, inseguire i miei sogni, aggrapparmi a loro con forza, non farli scivolare nel passato, bensì renderli lo specchio del mio futuro .
Voglio aprire il mio cassetto e scendere a compromessi con la vita .
Voglio darmi tempo per capire e sentire il mio cuore, la mia anima e la mia mente, però, con una certa sollecitudine…ahimè i treni si perdono anche a vent’anni!
Voglio amare me stessa e curare tutti i miei desideri .
Non voglio più lasciarmi condurre dagli eventi della vita, mai più scivolerò via senza manifestare chi sono e cosa ambisco .
Voglio giocare la partita con la vita, che poi è anche con la morte.
Un giorno vincerà lei, oggi, forse, vincerò io…almeno saremo pari .
Mi giunge l’eco, lontano, di una canzone che mi da forza e voglia di realizzare : “Si può fare, si può fare, si può prendere e lasciare, per poi…RICOMINCIARE”.


E. Vilardo, GENNAIO 2001


E. Vilardo -L'Angelo Donna - Tecnica Mista su Carta - 2003-2004

26 febbraio, 2012

Tango Passion -2


Al Tango
di E. Vilardo

E quando,una Mattina, ti Svegli con un Tango nelle Orecchie,
che rimbomba sino alle caverne membranose del tuo Cuore,
sai che questi non ti lascerà Mai Più
Quando rumori stridenti, e scattosi, di Milonghe movimentate,
appassionate, accorate e scoppiettanti, al ritmo dell’un…due…e tre…
scandiscono i passi del tuo ritmo giornalierola cosiddetta 'Febbre da Tango' è esplosa, radicandosi in modo inguaribile dentro di te.
E comincia così…
Vedi un mondo tinto di Rosa ed Azzurro, dove c’è sempre un Alba pronta ad Accoglierti,
con il suo caldo, rosso e pomposo Sole che spunta, orgoglioso…
Vedi Rondini leggiadre e sfuggenti in lontananza...
e concludi la tua giornata con la visione di un Mare, sereno e rilassante,  dove  scorgi “cadere”, e “sciogliere”, quel declamato “Rosso Sole”…
E. Vilardo - Angolazioni di Tango - Tecnica mista su Cartoncino  - Particolare dei Visi - 2004-2005 - 1
e magari stando insieme ad un Compagno che sa ‘cadere’ d’Immenso Insieme a te e Con te…a quel Profondo, Suadente, Rigenerante, ritmo del Tango che…
lasciatemelo dire……E’ Tutta un’Altra Cosa…

E. Vilardo - Angolazioni di Tango - Tecnica mista su Carta - 2006 - 1

21 febbraio, 2012

Tango Passion -1

Le mie creazioni seguono vari livelli e percorsi.....alcuni sono stati trattati nei post precedenti, altri sono a me ancora "nascosti"...
Il mio percorso creativo ha molte, forse troppe, sfaccettature....tra queste, oggi, voglio dedicarmi al Tango...

E.Vilardo - Angolazioni di Tango - Acquerello e Pastelli su Carta - 2004-2005


In questo periodo si sente molto parlare di Tango Argentino.
Il Tango nasce verso il 1880 nella periferia delle Capitali del Plata, (Buenos Aires e Montevideo)
Oggi rappresenta un vero e proprio fenomeno di costume che, partito per l’appunto dal Sudamerica si è irradiato a livello planetario e, dopo oltre un secolo di vita, non accenna ad estinguersi.
In un solo termine si racchiudono tanti significati : una danza unica al mondo per la sua inventiva, la sua complessità e le sue combinazioni; una musica multietnica che sa aprirsi alle correnti più feconde dell’avanguardia; una finestra aperta sul patrimonio della cultura LatinoAmericana; una forza coesiva tra gli emigranti di ieri e gli esuli di oggi.

E. Vilardo - Angolazioni di Tango - Tecnica mista su Cartoncino - Particolare delle Gambe -
 2004-2005 - 4

Dire che il Tango è un “Ballo Sensuale” equivale a liquidarlo senza fare il minimo sforzo per capire la sua diversità ed il suo mistero. Il tango è una Danza Libera che non risponde ad una coreografia fissa : non c’è riproduzione ma solo improvvisazione. Il Tango è dunque un ballo componibile, modulato, ad incastri ed è sempre suscettibile di soluzioni diverse ed imprevedibili, le combinazioni sono infinite secondo, ovviamente, la padronanza e l’estro dei ballerini che tentano di rappresentare, muovendosi nello spazio, quella data musica che ascoltano.
Ma il vero mistero, la vera suadenza in un Tango avviene quando, tra i due ballerini, esiste quell’alleanza rigorosamente silenziosa che si chiama “Afinidad”, con questa s’intende : la conoscenza dell’altro, l’interazione, la parità, il godimento.
Mentre ballano i due imparano a ballare plasmandosi vicendevolmente. Due opposte individualità, equivalenti e interscambiabili.

E. Vilardo - Angolazioni di Tango - Tecnica mista su Cartoncino - Particolare delle Gambe - 
2004-2005 - 3



17 febbraio, 2012

Il "mio" Vespignani - 3


INCIDERE” DENTRO ALLE COSE, DENTRO ALLA VITA…

IL “MIO” VESPIGNANI  (Seconda Parte)

Ma non stiamo parlando di un Artista che finalizza il suo operato alla “Denuncia”, in modo sterile, freddo, razionale e puramente analitico , parliamo piuttosto di un Artista che ha subito, sofferto sulla propria pelle, e che si trova “Dentro alla Situazione” che va Denunciata.
La Denuncia è per lui un processo spontaneo .
Il “Bambino” comincia a parlare dopo un processo personale di apprendimento del mondo che lo circonda, finendo per rielaborare e riproporre ciò che sente, che vede .
Anche Vespignani effettua una rielaborazione di ciò che lo circonda, come fa il “Bambino” : ha rielaborato tutto quel groviglio di sensazioni subite sulla propria pelle od osservate come un semplice spettatore dal di fuori, “esplodendo” improvvisamente con quello che è il “Suo” modo di parlare : la sua Arte .
Intorno agli anni ’50 i suoi elaborati divengono sempre più cupi .
Predilige il bianco ed il nero, i toni ottenibili con le sfumature di grigio .
Questo suo cambiamento è comprensibile : mentre da ragazzo il segno era molto netto, quasi “umoristico”, tanto da poter essere accomunato ai classici dell’Espressionismo Tedesco , in seguito, con la maturità della pratica e del tempo, l’arte di Vespignani acquista un tono Lirico, Malinconico, Poetico .
In effetti gli anni della Guerra sono trascorsi, l’impatto emotivo forte, netto, senza via di scampo, tipico dei primissimi disegni “ha dato spazio al Tempo” .
I contorni divengono più sfumati, sgranati, gli oggetti, le persone, le piante, tutto diviene quasi etereo .
Sembra si tratti di Sogni materializzati sulla superficie cartacea .
Basta guardare a questo periodo per poter affermare quanto le opere di Vespignani sembrino evocare la “Poesia” .
Nel 1956, procedendo con questi toni, Vespignani rasenta, o meglio, sfiora la corrente dell’Informale , con un Figurativo che diviene sempre più Astratto .
Come accade, ad esempio, nell’Acquaforte - Acquatinta del 1958 : “Carcasse” .
I toni sono cupi, evanescenti ed il bianco e nero padroneggiano la scena .
Viene rappresentato un incidente stradale con la carcassa di un morto in primo piano .
E’ il suo modo di rappresentare la Società Consumistica che va a rotoli .
Il quadro ha toni estremamente cupi, a prima vista infonde tristezza per l’accaduto in sé, per l’incidente, per la persona investita, ma questa è solo l’apparenza delle cose .
C’è una Denuncia Sociale dietro l’Apparente Incidente Stradale, una denuncia che porta a riflettere, che ti sprona a non cadere negli errori del Consumismo , della Superficialità .
E’ una Denuncia, una Critica Personale ed una Condanna .
Ma l’Artista ci lascia anche la Speranza insieme agli altri sentimenti, ci fa intravedere le strisce di una Strada che porta lontano, che conduce da qualche parte oltre quell’incidente, oltre questa situazione, e forse potrebbe condurre a quel Mare che evanescente, (quasi come se avesse la stessa valenza di un’oasi nel deserto), lascia intravedere la luce dei raggi lunari che vi si specchiano dentro .
Anche in quest’Opera, dunque, c’è la voglia di guardare ad un Futuro Diverso, di sperare nelle “Piccole Cose” .
Comincia in questi anni a mostrare la sua “Ossessione” nei confronti della Figura Umana, l’artista scandaglia se stesso e le persone che lo circondano con la precisione di un Vivisezionatore di cadaveri .
Questo è il suo personale modo di “Guardare Dentro le Cose”, “Oltre le Cose” .
Come dimostrano la serie di Autoritratti ove l’artista ci mostra se stesso fino a raccontarci la minima piega della propria pelle .
Un modo per Guardarsi Dentro al fine di avere le basi per poter guardare anche Dentro gli Altri e Capire .
Vespignani cerca di Capire l’Uomo, la sua natura, i suoi desideri, le sue paure, le sue ossessioni, il suo cuore, la sua mente .
Nell’Acquaforte del 1980 “Tre autoritratti”, l’Artista raffigura le diverse età : Passato Presente e Futuro .
L’Emblema del “Guardare Dentro le Cose” lo conferma con una serie di lavori intitolati “Le Anatomie”, ove l’artista continua la sua “analisi” del corpo fino all’inverosimile giungendo addirittura alla trasformazione in visceri degli stessi indumenti.
 Intorno al 1991 Vespignani, nella piena Maturità, ci stupisce ancora una volta perché dall’Informale fa un ulteriore balzo in avanti con il cosiddetto “Ciclo Americano” .
Lui che ha sempre professato, secondo la sua ideologia Comunista, l’importanza della Trasformazione, pur rimanendo legato a quelli che sono i suoi Valori Profondi, ci dà un ulteriore saggio della sua Modernità con la mostra “Manhattan Transfer” presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma .
Come ci dimostra, ad esempio, il dipinto del 1997 su carta intelata dal titolo “Hard”, acceso e dai colori vivaci .
Oggi i temi da lui affrontati continuano a Bruciare tutti sulla nostra pelle, e forse è stato questo il suo Intento, ed è questa l’unica spiegazione da poter dare alle sue opere .
E’ una figura completa che ha sempre prodotto in modo spontaneo ciò che egli sentiva dal profondo , dal suo “Dentro” .
Ho deciso di parlarvi di Vespignani per il piacere di parlare di una persona che si sofferma a guardare alle “Piccole Cose”, cercando con queste di raggiungere le ”Grandi Cose”, o meglio cercando di far Comprendere, nell’Animo e non nell’Apparenza quali siano le “Grandi Cose” che fanno parte della vita di tutti .
Ho deciso di trattare l’Arte di Vespignani in quanto fermamente convinta del fatto che per guardare alle Bellezze della Vita non occorra escludere le cose Truci, le cose Tristi, le cose Negative, le cose che non vanno .
Apprezzo la figura di Vespignani in quanto rappresenta la Dedizione Profonda, Sentita nei confronti dell’Arte, nonché quella Pazienza verso il Disegno e quella voglia di “Guardare dentro” che, a mio modesto parere, dovrebbero caratterizzare ogni Animo sensibilmente “Artistico”




16 febbraio, 2012

Il "mio" Vespignani - 2


INCIDERE” DENTRO ALLE COSE, DENTRO ALLA VITA…

IL “MIO” VESPIGNANI  (Prima Parte)

Ho scoperto la figura di Renzo Vespignani quando ero ancora una bambina tra gli otto e i dieci anni. Per questo devo ringraziare mia madre che per un certo periodo della sua vita ha lavorato all'interno di una galleria d'arte a Catania come venditrice. Mia madre mi portava spesso con sé , ed io ho imparato a respirare Arte e Artisti,  a conoscere i “Mercati d’Arte” e gli Artisti Contemporanei più quotati .
Devo ammettere che forse è anche grazie a Vespignani che è cominciata la mia passione sfrenata per l’Arte, in generale, e per il Disegno, in modo particolare . Infatti quello che mi ha sempre colpito ed affascinato dell’Opera di Vespignani è la Forza Espressiva del suo Disegno .Il Disegno ha sempre avuto per me un posto di riguardo rispetto a tutte le altre Tecniche Artistiche, ed è per questo che Vespignani ha rappresentato, e continua a rappresentare, un mio sentito “Punto di Riferimento” . Ha posto le basi di molti miei lavori, mi ha ispirato, invogliato a parlare di me, del mio mondo avvalendomi degli "Strumenti Artistici".
Guardare al suo operato mi “Aiuta” a superare le incertezze, le paure, mi sprona a lavorare anche quando vorrei strappare tutto o “lasciar perdere”; lo considero un “Maestro”, nonostante non l’abbia mai conosciuto di persona : è la sua Arte che mi parla continuamente di lui, del suo Mondo, delle sue Paure, delle sue Insicurezze del suo Sentire Profondo .
Protagonista dell’opera di Vespignani è sempre la Periferia simbolo della “Sua” vita “pulsante ed infetta” . Attraverso i suoi Disegni e i suoi Quadri, Vespignani racchiude la vita in un “Puntiglioso Verismo´:  si tratta di opere nelle quali egli ha “impastato”  in maniera quasi Ossessionante gli elementi di una verità a cui egli guardò, con lo scorrere degli anni,  in maniera sempre più Obiettiva. Per questo motivo viene spesso definito un Artista appartenente alla corrente del "Neorealismo".
Personalmente credo sia riduttivo dare a Vespignani tale appellativo. Guttuso è da considerarsi l’esempio del pittore “Realista” , poiché preminente fu nel suo operato artistico la Contestualizzazione Politica . Vespignani, invece, ci parla della “sua” Realtà cercando, essenzialmente di Indagare l’Intimo dell’Uomo .
E propriodi questa "Sua" Vita, Vespignai, registra sia le Durezze che le Sofferenze.
Nonostante il suo “occhio” e la sua “mano” contribuiscano a rappresentare le atrocità del Mondo, egli riesce comunque a comunicare il suo Attaccamento alla Vita .
Ed è proprio questo che lo rende grande  : il Sentimento!
Vespignani cominciò a Disegnare e ad Incidere nel 1943, e cominciò proprio dalla rappresentazione della Borgata Romana ove era nato ed ove viveva, ridotta ad cumulo di macerie dai bombardamenti : ne ha seguito l’evoluzione durante tutta la vita, dando forma al Dolore, alla Violenza al Vizio . Egli ha dichiarato in un intervista d’appartenere a quella “Generazione che ha visto Morti Ammazzati, intorno a sé, in modo <<Massiccio>>” .
Alla giovane età di diciotto anni “esplode” furiosamente con una serie di disegni ove racconta gli Orrori della Guerra e dei conflitti Nazisti . E’ proprio in queste prime Opere che si può notare la sua voglia di Disegnare, di Comunicare e la Forza Espressiva di un “tratto giovanile” con cui “fare, creare ed esprimersi” . Senza paure, incessantemente, instancabilmente egli ci ha mostrato il “Suo” Mondo ; questo suo “coraggio” è visibile, ad esempio, nell’Acquaforte che realizzò nel 1944 dal titolo : “Vittime del 15 Febbraio”
In quest’Opera si comprende tutto di Vespignani, ancora ragazzo : i suoi occhi venivano continuamente colpiti, feriti, crucciati da questa “Brutalità”, da quest’Orrore Quotidiano creato dalla Guerra e dal dominio Nazista . Vespignani reagiva a tutto questo utilizzando la sua Mente, la sua Intelligenza, il suo Cuore e le sue Mani per Creare materialmente sulla carta, sulla lastra o sul dipinto una “Denuncia” .
Quest’Acquaforte esprime la Tristezza e la Crudeltà di quella Realtà, di quel Contesto Sociale in cui un giovane era costretto a dover sopravvivere  ed a “stringere i denti” .
Non avendolo vissuto in prima persona, il “Guardare” alle opere di Vespignani è un modo per Capire, o meglio per cercare di Capire, quant’è stata Crudele, Difficile e Straziante la vita in quegli anni di Guerre : a mio parere sarebbe importante che, nel Contesto Storico Contemporaneo, vi fosse un Artista capace di esprimere gli Orrori della “Nostra” Società con questa stessa Forza d’EspressioneAvere una persona che, come ha fatto Vespignani, ti porti a “Guardare alle Cose e nelle Cose” .
Quando penso ai lavori di Vespignani, soprattutto quelli dei primi anni, lo immagino come un ragazzo dagli occhi grandi, spalancati, simili a quelli di un Bambino che Guarda Stupito Cercando di Capire  . Forse l’unico modo che ha avuto di potersi ribellare a tutte le ingiustizie passate durante il periodo della Guerra fu proprio quello di cominciare a Disegnare .
Ma l’Arte di Vespignani non è semplicemente lo “Sfogo di un Adolescente” : essa è puro Sentimento  tracciato, inchiostrato, dipinto, incisoSul termine “Inciso” ho sempre voluto fare una precisazione personale : non si tratta, secondo me, solo di un termine che sta ad indicare la Tecnica ma è l’emblema della Forza Espressiva, del Sentimento, della Passione, della Contestazione Personale agli Orrori del Mondo…e nel caso specifico di Vespignani è, per tali motivi, l’Emblema della sua ArteEgli secondo me “Incide” l’Animo Umano .
Vespignani Incide e Taglia per mostrarci quello che si trova “Dentro´: Dentro la Realtà delle Cose…e  in questo modo ci fa “Ritrovare” la Vita !
Egli ha scovato i “Mali incurabili”, i Tumori Neri e sanguinolenti di un’intera Società ma nel contempo si è anche “Preso Cura” di quel Bello, di quel Buono, di ciò che di Positivo c’era da vivere allora . Per capire questo concetto basta guardare all’Acquaforte con Vernice Molle che realizzò intorno al 1981 : “Ponte dell’Industria”In terzo piano, come sfondo, ha rappresentato una Città : la lontananza, unita a toni molto sfumati, la rende evanescente, quasi si trattasse d’una “Città Fantasma”Ecco rappresentata in quest’Acquaforte la Città della sua Infanzia priva di struttura, di sostegni, di solidità a causa della Guerra in corso .
Sovrasta la città un ponte nero , che richiama a sé emozioni di desolazione . In primo piano, lontani da questo sfondo di “Città Fantasma”, di “Ponti Senza Confini” e senza mete conosciute, si stagliano delle piante, dei fiori, delle foglieVespignani ci parla di una “Nuova Vita” al di fuori del Contesto Cittadino, Suburbano, Industriale, ricordandoci della presenza di altre Piccole Cose, forse più significative ed importanti .
L’artista, superati i primi moti di Ripugnanza, raggiunge lo Stupore, la Meraviglia, quasi l’Incanto per la Vita. Vespignani Taglia ed Incide con l’Obiettività, con la Fermezza, con la Forza, con la Precisione, con il Raziocinio di un Chirurgo ma occorre anche precisare che oltre questo ci mette anche la Passione e, sopra ogni cosa,  la “Speranza”…
Ed eccoci giunti al nodo cruciale della questione, a ciò che rende il nostro “Eclettico” personaggio un vero Artista : “la Speranza”  .
La Speranza (intesa come  voglia di parlare di se stesso e del mondo che lo circonda, celata tra le pieghe degli Orrori Quotidiani , delle Ossessioni, delle Paure Future) è portatrice di quella voglia di Riscatto, di Rivalsa, di Cambiamento o meglio di Denuncia che porta ad un Cambiamento .